Perché non parli? Il mutismo selettivo

Perché non parli? Il mutismo selettivo

Nel mese dedicato al problema del mutismo selettivo, vi proponiamo un’intervista a Chiara Barillà che ci aiuta a capire meglio le dimensioni di questo problema

Hai voglia di raccontare brevemente chi sei, che cosa fai e che cosa ti piace?

Mi chiamo Chiara Barillà, ho venti anni e vivo a Torino. Studio alla facoltà di lingue. Mi piace conoscere lingue e culture straniere, viaggiare, ascoltare la musica, guardare film e serie tv (soprattutto di animazione!), leggere libri e fumetti, scattare fotografie. Un’altra mia grande passione è l’arte. Amo disegnare, è una cosa che faccio sin da quand’ero piccola.

So che ritieni ottobre un mese speciale, perché?

E’ il mese dell’informazione e della sensibilizzazione al mutismo selettivo, disturbo causato da uno stato di forte ansia, che ha, come risultato finale, il blocco della parola. Questo significa che, chi ne è affetto, può trovarsi in situazioni in cui vorrebbe parlare, ma non ci riesce.

Come ti sei avvicinata a questo?

Grazie a un’associazione con la quale, ormai, ho spesso a che fare e che si occupa proprio di questo disturbo. Io stessa, infatti, ne ho sofferto sin da piccola. In particolare, sin da quando andavo all’asilo.

Com’eri da bambina?

Curiosa e, a quanto dicevano soprattutto a scuola, ero molto timida e silenziosa.

C’è un’esperienza, un momento, una situazione che ti ricordi in modo particolare ?

Seguivo un corso di danza: mi piaceva ballare e lì mi divertivo, eppure in quel posto parlavo davvero raramente, ancora meno rispetto a quando mi trovavo a scuola. Ricordo infatti che, proprio lì, qualche volta alcune mie compagne mi chiedevano esplicitamente come mai non parlassi (e io, ovviamente, non rispondevo).

Quando e come hai dato un nome al tuo modo di relazionarti agli altri?

Soltanto di recente ho davvero scoperto che cosa sia il mutismo selettivo e quali caratteristiche abbia: ho avuto modo di entrare in contatto con persone che ne soffrono e/o ne hanno sofferto. Ho trascorso del tempo con alcune di loro e ho cominciato a rendermi conto che esse si comportano esattamente nel modo in cui mi comportavo io da piccola. Ho iniziato a ricordare momenti precisi in cui io stessa mi ero trovata a reagire in certi modi, di fronte alle difficoltà incontrate in determinate situazioni e ho trovato un senso a certe sensazioni che in passato avevo provato.

Chi sono le persone che sentivi particolarmente vicine, quelle dalle quali ti sentivi compresa?

Le persone che sentivo più vicine a me erano le mie amiche e i miei amici delle elementari. Mi piaceva stare con coloro che non si (e mi) chiedevano in modo insistente come mai io fossi sempre così silenziosa. Qualche domanda, inizialmente, è arrivata anche da parte loro, ma con loro mi divertivo e sapevo che non mi giudicavano.

C’è qualcosa che avresti voluto dire con tutta te stessa?

I momenti più brutti erano quelli in cui sapevo perfettamente quale fosse la risposta a una determinata domanda, e non riuscivo a rispondere.

E’ capitato soprattutto a scuola, ma anche in occasioni differenti (talvolta, in certe situazioni, mi succede ancora). Credo che sia davvero una delle sensazioni più fastidiose in cui ci si possa trovare.

Senti che il tuo modo di relazionarti agli altri è cambiato?

Sono cambiata molto rispetto a quando ero piccola, grazie a una serie di esperienze, soprattutto a quella che ho vissuto due anni fa con AIMUSE, l’Associazione Italiana Mutismo Selettivo.

La cosa più importante che in me è cambiata è il fatto che io adesso sia in grado di parlare praticamente con tutti. Da bambina, invece, la cosa per me più difficile era proprio questa.

Sento di aver imparato ad aprirmi e a condividere molte parti di me, nel tempo. Oggi riesco a fare amicizia facilmente. Non è una cosa scontata, visto il “punto di partenza.

Ripensando a te stessa, al tuo percorso, c’è qualcosa che ritieni così importante da voler comunicare a coloro che si riconoscono in ciò che hai raccontato?

“Troverete sicuramente delle sfide da affrontare, durante il percorso, ma non smettete mai di fare ciò che vi piace, di conoscere voi stessi e di diventare voi stessi, per quello che siete davvero, per quello che provate quando vi sentite bene.

Non lasciatevi fermare dalla paura. Si sa, è normale che capiti, ma ricordate che siete più forti di

qualsiasi timore, nel momento in cui riuscite a credere in voi stessi.

Ricordate, inoltre, che non siete soli. Non siete gli unici a sentirvi così e non dovrete sentirvi così

per sempre.”

Hai un sogno nel cassetto che vorresti realizzare?

Mi piacerebbe diventare adattatrice o traduttrice. Anche il mondo dell’arte e del disegno mi affascinano. Spero, un giorno, di riuscire a far vedere ciò che io stessa disegno agli altri. Vorrei utilizzare questo mezzo per dare una mano a chi ne ha bisogno, per condividere qualcosa di positivo.

Grazie Chiara!

Per ulteriori informazioni:

https://www.f94puntozero.it/Associazione/

https://aimuse.it

7 Comments
  • IMMA
    Rispondi
    - Ottobre 27, 2020

    Che bella questa intervista!
    Credo che la sensibilizzazione è importante per ogni forma di disturbo dei bambini e non solo.
    Nel caso specifico, intervenire precocemente è il miglior modo per garantire che il mutismo selettivo possa essere superato in fretta, ma, affinché ciò accada secondo me è necessario che tutti coloro che hanno a che fare con i bambini siano informati ed educati a coglierne i primi segnali e che nessuno ignori il loro silenzio mai.
    Grazie per l’articolo.

  • Miriam
    Rispondi
    - Novembre 1, 2020

    Bellissima intervista.
    Trovo che sia molto importante che si provi a curare questo disturbo di mutismo selettivo nei bambini ma anche negli adulti.
    Grazie per l’articolo. Veramente carino.

  • Sonia
    Rispondi
    - Novembre 6, 2020

    Cara Chiara, desidero ringraziarti di cuore per aver condiviso il tuo importante vissuto. Dalle tue parole traspare forza, coraggio, amore per la vita e generosità verso gli altri. Quante passioni e sogni animano la tua spontaneità: in bocca al lupo! Grazie ancora! Sonia

    • Fabiana
      Rispondi
      - Novembre 7, 2020

      Grazie Chiara, sei e sei stata una ragazza coraggiosa. Non è facile dare un nome a ciò che riteniamo un nostro “difetto”. Spero che la tua testimonianza aiuti bambini e bambine che si sentono sbagliati.
      Fabiana

  • Roberta
    Rispondi
    - Novembre 7, 2020

    Grazie Chiara! Le tue parole esprimono grande forza, desiderio di non arrendersi e volontà di guardare sempre avanti con speranza e coraggio. Condividero’ con i miei alunni la tua intervista, partendo da “… Non lasciatevi fermare dalla paura. Si sa, è normale che capiti, ma ricordate che siete più forti di
    qualsiasi timore, nel momento in cui riuscite a credere in voi stessi”.
    Grazie di cuore! Buona strada.

  • Rita
    Rispondi
    - Novembre 7, 2020

    Ciao Chiara grazie per averci raccontato la tua esperienza, sei una ragazza forte e coraggiosa, non è facile aprirsi e raccontare il proprio vissuto….sono sicura che questo tuo racconto aiuterà molti bimbetti a non sentirsi inadeguati ?
    Un caloroso abbraccio Rita

  • Cristina
    Rispondi
    - Novembre 9, 2020

    Grazie Chiara per averci aperto il tuo CUORE… a volte non è facile, raccontare queste cose, i sentimenti non li riesci mai ad imbrigliare in parole, ma anche il silenzio è un angolo buio da cui urlano la loro inafferrabilità.

    E allora, è una conquista necessaria e non scontata, cui dobbiamo essere grati a chi presta le ali…

    La mia ansia da prestazione si è sempre imposta con altri metodi… forse non l’ho mai superata, ma conviviamo a patti… uno di questi, la tecnologia che come nessun altro mezzo, mi apre orizzonti a misura di sogno.

    Buona vita… bellezza!

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