Ai tempi dei nonni

Ai tempi dei nonni


Un tuffo nel passato grazie ai racconti e alle testimonianze

Tutti noi siamo molto affezionati ai nonni e così abbiamo deciso di intervistarli per

conoscere com’era la loro vita quando avevano la nostra età.

E’ stato sorprendente leggere e notare che le loro risposte si somigliavano molto.

Abbiamo, quindi, pensato di raccontarvi alcuni aspetti davvero interessanti della loro

quotidianità: quali giochi praticavano, com’era la scuola di allora e come si sentivano.

Abbiamo così scoperto che amavano molto poter trascorrere del tempo in compagnia dei

loro amici con i quali si incontravano nel cortile di casa, per strada o sul primo terreno

libero in campagna.

Si divertivano a svolgere giochi come quello del fazzoletto, della campana, della

settimana, nascondino, uno due tre stella e delle cinque pietre.

Alcuni di noi amano il calcio e i nonni ci hanno raccontato quanto anche loro fossero

contenti di giocare a pallone; a volte la palla era davvero particolare perché era realizzata

con stracci arrotolati. Anche il gioco delle bocce era molto praticato.

Utilizzavano biglie, figurine, bambole di carta, scatole, cuscinetti meccanici con cui

costruivano una specie di monopattino e la corda. Tutto ciò che avevano a disposizione

poteva essere trasformato, grazie alla loro fantasia e alla loro creatività, in oggetti con cui

divertirsi con fratelli e amici.

Abbiamo chiesto loro come fosse la scuola ai loro tempi: i bambini iniziavano il loro

percorso di studi a sei anni perché la materna non era molto diffusa.

Gli alunni iniziavano la scuola il 1 di Ottobre, dal Lunedì al Sabato dalle 8:30 alle 12:30 e

quindi non c’erano intervalli.

Negli anni Sessanta la scuola dei nostri nonni era formata da poche classi, suddivise in

maschili e femminili. Queste erano grandi, ma spoglie; i banchi erano di legno e doppi (un

unico banco per due persone) e avevano il calamaio incorporato, cioè un buco con

dell’inchiostro all’interno per intingere la penna con cui poter scrivere.

La cattedra era piccola ed era messa sopra a una pedana per consentire ai bambini di

vedere bene la maestra dai relativi banchi.A quei tempi non esistevano i computer e inizialmente i libri venivano portati “chiusi” con

un elastico. Successivamente cominciarono ad essere usate delle cartelle di cartone e più

avanti di cuoio o di pelle.

Si indossavano grembiuli neri con fiocchi rosa per le femmine e azzurri per i maschi,

oppure di colore bianco o blu con fiocco bianco.

Le maestre e i maestri erano molto severi: se gli alunni si alzavano o non ascoltavano le

loro spiegazioni, davano le bacchettate sulle mani o mettevano in punizione con la faccia

contro il muro o dietro la lavagna. Inoltre, le note di demerito venivano scritte sul quaderno

perchè non si usavano i diari.

All’interno dell’aula poteva essere presente una piccola biblioteca in cui i bambini

prendevano in prestito i libri. Le materie di studio erano: italiano, matematica, storia e

geografia.

Le valutazioni erano voti numerici: il più basso era zero e il più alto era il dieci.

Una delle tante differenze rispetto ad oggi è che i bambini si recavano a scuola a piedi,

anche se questa poteva distare diversi chilometri dalla propria abitazione.

Alcune nonne intervistate, inoltre, hanno, poi, ricoperto il ruolo di maestre; ci hanno

confidato di aver amato molto questo lavoro perché era bello il rapporto che si creava con i

bambini e perché era soddisfacente osservare i loro progressi. Nonostante ciò le

medesime riconoscono che la scuola di oggi ha molti vantaggi rispetto al passato, uno di

questi è la maggiore importanza che si dà ad ogni singolo studente.

E’ stato interessante e costruttivo per noi conoscere più da vicino l’infanzia dei nostri cari

nonni, ci ha fatto comprendere che la scuola e la vita dei bambini nel tempo è cambiata e

che continuerà ad evolversi. Ci ha colpito molto una loro affermazione: “ Eravamo bambini

contenti, anche se non esistevano ancora i cellulari” perché ci ha ricordato che la gioia è

data non da ciò che si possiede, ma da ciò che si è.

Grazie alle nostre nonne e ai nostri nonni!

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